venerdì 17 gennaio 2014

#Psicoanalisi - A vent’anni di distanza Massimo Recalcati individua nuove chiavi per leggere Lacan - La lettura di Lacan attuata da Massimo Recalcati nel corso degli anni ha messo sempre più l’accento su un punto nodale e controverso dell’insegnamento dello psicoanalista francese: la responsabilità del soggetto. Il soggetto, in Lacan, non è che un effetto dell’Altro, cioè della struttura simbolica che gli preesiste e nella quale è preso; ma, al tempo stesso, il soggetto è sempre responsabile di quel che fa e di quel che gli accade. Per Recalcati, l’etica della psicoanalisi, dunque la pratica analitica, consiste nello sviluppo e nell’esperienza di questo annodamento paradossale. Il soggetto ha il dovere etico di fare qualcosa di quel che l’Altro ha fatto e continua a fare di lui. E ha il dover di fare del godimento, di cui è oggetto, la causa del proprio desiderio. La psicoanalisi è la pratica che deve permettere la realizzazione di questa esperienza e di questa posizione etica. Il vuoto e il resto. Il problema del reale in Jacques Lacan (Mimesis, pp. 124, € 20,00) torna nelle librerie a vent’anni dalla sua prima pubblicazione, e contiene il primo confronto di Recalcati con l’insegnamento di Lacan. La sua attualità sta nel confronto che suggerisce tra quella prima lettura dello psicoanalista francese e l’ultima: il «primo Lacan» di Recalcati sembra, in effetti, un laboratorio nel quale si va preparando una serrata continuità tra i due momenti del suo lavoro. Si trovano qui le questioni che sono andate incontro, in un secondo momento, a una raffinata e particolare elaborazione nella sua lettura: l’estraneità interna che abita l’essere umano, la mancanza costitutiva che gli è propria fin dalla sua venuta al mondo, la pulsione di morte come il più proprio della pulsione, l’assenza di garanzia che caratterizza il desiderio e dunque la necessità di una decisione che lo renda proprio. Ma alcune sfumature evidenziano uno scarto tra i due momenti. Il primo Lacan di Recalcati è all’insegna del primato del reale: è questo il registro dominante, ciò di cui è più urgente occuparsi. Conprimato del reale si intende che la vita umana è mossa da un’esigenza dissipativa e ripetitiva, è alimentata da una disarmonia radicale e si soddisfa solo nella perdita e nell’eccesso: la psicoanalisi non si occupa che di questo. L’«ultimo Lacan» di Recalcati mantiene, anzi raffina, l’interesse per il reale, ma ne ridimensiona il primato, eleggendo a urgenza della psicoanalisi la necessità di rilanciare la sovversione del soggetto operata da Freud attraverso un ripensamento e un rimaneggiamento, anche clinico, delle esperienze del desiderio e del godimento: nell’intreccio fra desiderio e godimento, infatti, si gioca l’incisività attuale e l’avvenire della psicoanalisi. Allo stesso tempo, sia nei suoi primi lavori che negli ultimi, Recalcati considera la psicoanalisi fondamentalmente una pratica di«soggettivazione dell’impossibile da soggettivare». Inizialmente, questa pratica impossibile rimane impossibile. Poi, una particolare declinazione della paternità e una speciale declinazione del desiderio vengono considerati capaci di rendere possibile quello che sembrava non lo fosse. Così, se il primo Lacan di Recalcati ci lascia soli di fronte al movimento impossibile della soggettivazione, l’ultimo ci dice che c’è un modo per attuarlo. Un passaggio specifico dell’insegnamento di Lacan, che a mio avviso può essere considerato il manifesto dell’ultima lettura di Recalcati, ci fornisce anche l’orizzonte di questo modo di operare con l’impossibile:«bisogna che il godimento sia rifiutato perché possa essere raggiunto sulla scala rovesciata della Legge del desiderio». Sono soprattutto queste sfasature tra i due momenti a permettere di cogliere il passo compiuto da Recalcati in questi venti anni. Il vuoto e il resto è, in fondo, un ottimo modo per incontrare questo passaggio.

Alex Pagliardini, Alias – il manifesto, 5 gennaio 2014

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